Tour of the Alps 2018 – 3 Days – Bikepacking Light

Un “mini” Tour of the Alps, su 3 giorni, in forma di Bikepacking Light, “figlio” della voglia di pedalare LENTO   in posti che meritano TEMPO   per essere goduti appieno… qualcosa alla portata di tutti e, per questo,  il breve racconto che segue (che magari puo’ dare spunti e consigli…):

GIORNO  1, 21 settembre 2018:

Solito problema a parcheggiare la macchina perche’ dove la volevo lasciare io non c’e’ posto e quindi mi trovo un altro parcheggio (memore di esperienze passate in cui ho poi perso oltre mezz’ora a ricercare la macchina, salvo la posizione su Google Maps), carico tutto il necessario (formato bikepacking, no borse rigide) e mi metto in marcia partendo da Mezzocorona.

Avendo disegnato la traccia il giorno prima in fretta e furia, mi trovo dapprima dentro ad un vigneto che finisce in un fosso e poi a dover attraversare i binari della ferrovia… ottimo inizio!! Torno indietro e recuperata la “retta via” in direzione Cle’s, mi ritrovo in mezzo ad un mix di incroci e rotatorie e facendo imprecare qualche automobilista riesco FINALMENTE a prendere la strada della Val di Non.

La traccia disegnata mi porterebbe in una direzione ma arrivato ad un bivio inizio a vedere indicazioni della ciclabile con le distanze chilometriche per Cle’s ed a quel punto, abbandonando la mia traccia, vado in fiducia… ben riposta. Proseguo quindi (dopo aver fatto colazione con cappuccino e brioche) sulla ciclabile della Val di Non, in mezzo a meleti e boschi fino a Cle’s, dove costeggiando il fiume Noce entro sulla ciclabile della Val di Sole e su quella rimango praticamente fino ad Ossana dove inizio a salire verso il Passo del Tonale.

La strada che sale al Passo del Tonale e’ molto larga ed anche abbastanza trafficata e comporta attenzioni in piu’ alla guida (propria ed altrui…); a Vermiglio mi fermo a “pranzare” mangiandomi un panino e, circa 8 km dopo aver iniziato la salita al Passo, mi butto fuori strada e salgo, su sterrata, a Forte Strino dove faccio un po’ di fotografie (alcune delle centinaia che faro’ poi nei 3 giorni…); consiglio di salire a Forte Strino sia per visitare il Forte ma anche per “staccare” mentalmente un po’ dall’asfalto e per vedere la strada da un punto di vista diverso.

Riparto in direzione Tonale; dopo circa 5 km, a poco meno di 2 km dal Passo, vedo alla mia sinistra una strada sterrata che scende in un grande prato, la supero proseguendo su asfalto ma… su cosa sto pedalando?!?!? sulla mia Gravel Bike!! lo spirito del bambino che ho dentro mi urla nella testa che “the right Road is the Gravel Road”, giro la bicicletta, torno indietro e mi butto giu’!!! Un paradiso… entro nella Torbiera del Tonale, pedalando e a tratti camminando su una specie di “tappeto” erboso soffice e morbido, attraversando ponticelli di legno e costeggiando un ruscello, felice e beato li’ da solo in mezzo a tale e tanta natura.

Uscito dalla Torbiera arrivo al Passo, foto di rito, due parole con motociclisti che mi chiedono incuriositi dove sto andando con la bicicletta carica e scendo a Ponte di Legno… ormai nella testa si e’ concretizzata l’idea di fermarmi, contrariamente al programma iniziale che vedeva anche l’ascensione al Passo Gavia con arrivo, per il pernotto, a Bormio: purtroppo da qualche chilometro il ginocchio destro ha iniziato a farmi male… i 12 giorni precedenti passati al mare a rilassarmi mi hanno “arrugginito” un po’ e anche l’antidolorifico fa poco effetto.

Merenda con gelatone, albergo (a Temu’), cena e a nanna.

KM fatti 93 ca., D+ 1997mt, 6h in sella, tempo totale 8h30’

Percorso “epurato” dei fuori traccia:


GIORNO  2, 22 settembre 2018:

Sveglia presto, il ginocchio sembra aver visto giorni migliori e dopo aver fatto abbondante colazione (conclusa con antidolorifico) mi metto in marcia; l’idea e’ di iniziare a salire al Passo Gavia, vedere come reagisce il ginocchio e, se proprio non ce la faccio, tornare indietro e chiudere anticipatamente la mia 3 giorni (ma e’ un’idea che la mia testa non vuole nemmeno prendere in considerazione…).

Inizio a salire e dopo qualche chilometro sembro aver trovato un compromesso con il mio ginocchio: spingo poco con la gamba destra ruotando leggermente il piede e il dolore rimane confinato nei limiti del “grosso fastidio”. Nel frattempo la quota inizia a salire e… sara’ perche’ mi fermo spesso a fare fotografie, sare’ perche’ salgo a ritmi da ciclopensionato che va a fare la spesa… ma io tutte ‘ste storie che sopra i 2000 mt di quota con l’aria rarefatta sembra tutto piu’ difficile… mica le vedo/sento. Nel frattempo inizia a farmi compagnia un pensionato “vero” che con la sua MTB sta salendo al Passo e che supero pedalando, mi risupera mentre sono fermo a fare fotografie, risupero pedalando e cosi’ via per gli ultimi 6 km fino al passo… gia’ ma a 2 km dal Passo c’e’ la galleria, buia, lunga, dura… ah gia’ ma la galleria io mica la faccio!!! Sono sempre con la stessa bicicletta di ieri che mi ha portato in Torbiera e che poi mi dovra’ portare al vero obiettivo del mio viaggio: i Laghi di Cancano!!

Quindi: galleria buia, lunga, dura a destra e io prendo a sinistra passando su quella che e’ la vecchia strada che passa appunto a fianco della galleria: i panorami sulla sinistra sono incredibili e l’assenza in alcuni tratti di parapetto (rappresentato da un filo di nylon in alcuni punti) inviterebbe a stare sulla destra dove pero’ la parete rocciosa sembra tutt’altro che solida… quindi si sta in mezzo arrivando fino al monumento dedicato agli alpini, deceduti nel 1954 per l’uscita di strada del camion sul quale viaggiavano; un breve momento di sosta e di raccoglimento e si prosegue andando a raggiungere il pensionato che nel frattempo percorrendo la galleria mi ha risuperato…

Si prosegue: Lago Nero, tornanti, Passo Gavia, Rifugio Bonetta, foto, foto a me, foto al pensionato (69 anni, 25a ascesa al Gavia mi dice…), foto, foto, foto… inizio a scendere verso Bormio e… di nuovo mi fermo a fare fotografie al Lago Bianco. Non c’e’ niente da fare: il Passo Gavia da Ponte di Legno e’ una delle mie salite preferite e sono talmente preso dal paesaggio e dal contesto che mi sono abituato al “fastidio” al ginocchio ormai.

Arrivo a Bormio e trovo un albergo dove dormire, scarico (si fa per dire…) il giubbino pesante e le infradito dalla saddlebag, mangio un toast e parto in direzione Torri di Fraele e Laghi di Cancano. La salita, inizialmente più impegnativa, diventa piu’ facile e suggestiva negli ultimi 4 km dove una serie infinita di tornanti porta fino alle Torri di Fraele (che in realta’ si iniziano a vedere da molto prima); superate le Torri, la strada asfaltata finisce e si entra nel PARADISO del GRAVEL.

Si supera velocemente il piccolo Lago delle Scale e dopo una curva verso sinistra leggermente in salita, si apre alla vista lo spazio occupato dal Lago di Cancano. Mi fermo, pelle d’oca; quando inizio a parlare (da solo) mi rendo conto di essere a bocca aperta… rido, di nuovo, come il giorno prima… il bambino entra nel parco giochi!!! Riparto e scendo verso la diga a sud iniziando a “circumpedalare” il Lago di Cancano (II) in senso antiorario. E’ inutile dire quante foto e video faccia ma dietro ad ogni curva c’e’ un punto di vista nuovo che sembra piu’ bello del precedente… e cosi’ facendo mi ritrovo ad iniziare a pedalare sulla Diga che divide il Lago di San Giacomo (Cancano I) dal Lago di Cancano (II) che ho appena costeggiato…

Sono le 17.00 passate, inizia a fare fresco, devo rientrare e tornare a Bormio e non vorrei fare tardi… “MA CHE DIAVOLO STAI DICENDO?!??!?!?! SEI ARRIVATO FIN QUI E TORNI INDIETRO A META’?!?!  MA SEI IMPAZZITO?!?!?! POI CHISSA’ QUANDO CI TORNI?!?!?!” …il bambino, impertinente ed insistente che incurante del freddo e del buio non vuole abbandonare il parco giochi e tira per la manica l’adulto… sorrido, giro la bicicletta e riparto di nuovo verso nord-ovest andando a completare la circumpedalata del Lago di San Giacomo, con l’omonima chiesetta in testa, e rientrando poi verso il Lago di Cancano. La strada bianca e’ godibilissima, larga, ben battuta e veloce… se non fossi sempre fermo a fare fotografie ovviamente; proseguendo così mi ritrovo di nuovo al Lago alle Scale.

Il sole e’ già basso, sono le 18.00 passate e ricomincio la discesa verso Bormio… scendo senza riuscire a togliermi dagli occhi il colore dell’acqua azzurro/verde incastonata in mezzo alle montagne intorno come uno smeraldo, senza riuscire a togliermi dal cuore quella sensazione di pace e serenita’ che si respirava lassu’…

Merenda (alle 18.30) con gelatone, albergo, cena e a nanna.

KM fatti 100 ca., D+ 2435mt, 6h30’ in sella, tempo totale 9h45’

Percorso “epurato” dei fuori traccia:


GIORNO  3, 23 settembre 2018:

Sveglia prestissimo perche’ oggi non avro’ molto dislivello da scalare ma i km saranno parecchi… apro le finestre e… grigio, cioe’ buio ma cielo grigio che piu’ grigio non si puo’; le previsioni non danno pioggia ma quel cielo non e’ che trasmetta entusiasmo… e da Bormio mi aspetta il Passo dello Stelvio da valicare.

Colazione abbondante (conclusa con antidolorifico), parto, faccio 500 mt e un tizio dall’aria stranita con una Mini mi affianca mentre faccio la foto al cartello stradale 3mtx2mt che indica l’inizio della strada dello Stelvio – “PASSO APERTO”, per chiedermi se e’ giusta la strada per andare al Passo dello Stelvio… mi guardo intorno, lo guardo piu’ stranito di lui, sono su “Scherzi a Parte”? ‘Si, si… e’ questa’, iniziamo bene anche oggi… riprendo a salire e vengo superato da un paio di ciclisti, almeno non sono il solo a pedalare con questo tempo. Fatti 4 km il grigio che avevo sopra la testa la mattina, ora e’ tutt’intorno a me: visibilita’ 100-150 mt; mi fermo a accendo tutte le luci che ho. C’e’ poco da fermarsi a fare fotografie in questo frangente perche’ si vede ben poco e l’aria e’ tutt’altro che calda (minima di 8°) ma questo non mi dispiace visto che la salita e’ comunque impegnativa; il mio sforzo prende forma visivamente nelle nuvolette di condensa che emetto ogni volta che espiro… continuo a salire ed anche oggi, nonostante la mia vista non sia accompagnata fino a qui da panorami mozzafiato che possano distrarmi. non mi accorgo di nessun calo o difficolta’ ulteriore superando quota 2000… 2100, 2200, 2300… poco prima del bivio per l’Umbrail cambia la luce, il grigio diventa bianco, giro lo sguardo verso destra e vedo filtrare in mezzo alle nuvole il sole: una sensazione di calore mi pervade ma in realta’ la temperatura non cambia; e’ la vista del sole che sta accendendo la speranza di trovare, salendo, condizioni migliori.

Salgo ancora… 2400 mt, supero il bivio per l’Umbrail, sempre piu’ bianco intorno a me, 2500 mt e SBAMMMM: AZZURRO, VETTE, PASSO, MARMOTTE… mi fermo, macchina fotografica in mano inizio a scattare come un paparazzo impazzito, rido, parlo da solo, il freddo diventa pelle d’oca per l’emozione: e’ difficile trovare le parole per spiegare i sentimenti che in quel momento mi pervadono… un misto di gioia, gratitudine, meraviglia, amore…

Riprendo a salire, a meno di 1 km dal Passo vedo staccarsi dalla strada che sto percorrendo (chiusa da un guardrail) la vecchia strada che porta al passo, che corre per 300 mt buoni sotto il costone di roccia in molti punti semifranato sulla strada (motivo per cui e’ stata abbandonata in favore della nuova) e… cosa ve lo dico a fare? svolto per la vecchia, solitario, felice… i panorami da qui sono ancora piu’ belli perche’ i primi metri salgono decisamente piu’ impegnativi rispetto alla nuova strada che quindi rimane sotto; non ci sono parapetti, non ci sono guardrail, solo qualche piloncino a bordo strada e arrivato ad un tornante mi fermo a guardare giu’: il sole adesso mi scalda e in quel punto non c’e’ vento… potrei stare fermo li’, incantato a guardarmi intorno, per delle ore; di nuovo sentimenti che si accavallano e mi sento cosi’ piccolo di fronte a tanta bellezza, quasi frastornato.

E invece riparto perche’ in fondo ho percorso solo 20 dei 165 km che devo percorrere in giornata; arrivato al Passo dello Stelvio continuo a salire fino al Rifugio Tibet, dove non sono mai andato e da li’ scopro nuovi angoli e punti di vista del Passo dello Stelvio… l’incanto continua.

Mi vesto, parecchio, perche’ tira un forte vento e così con look alla Diabolik inizio a scendere; discesa veloce e lunga intervallata da qualche pausa-foto e arrivo a Prato allo Stelvio, mi spoglio velocemente e riparto in direzione Silandro dove mi fermo a mangiare un piattone di spaghetti al pomodoro.

Val Venosta in ciclabile sempre splendida fiancheggiando e attraversando piu’ volte l’Adige fino a Merano.

Gelato.

Val Venosta Val Venosta Val d'Adige

A Merano continuo in ciclabile verso Bolzano ed inizio ad avere la percezione che quella sensazione avuta precedentemente di fare poca velocita’ nonostante stessi scendendo verso Merano e’ legata al fatto che fondamentalmente sto pedalando controvento… e gia’ da qualche chilometro… e ne mancano 70 al termine: chi e’ della zona e conosce la Val d’Adige sa che il vento e’ una costante e che la mattina spira verso sud, mentre la sera spira verso nord; sono le 15.00 e non posso certo pensare che sia ancora mattina… e io sto pedalando verso sud, controvento appunto; per qualche chilometro ancora la testa cerca di convincersi che di li’ a poco il vento girera’, che mi sto sbagliando… fino a quanto devo prendere atto che quello che mi viene incontro non e’ vento ma… I L  V E N T O ! ! ! Alberi piegati, ciclabile spazzata, un bambino davanti a me, appena uscito da Bolzano viene sbalzato nel prato di fianco da una raffica… non poteva finire meglio il mio piccolo viaggio; procedo alternando tratti a 17-18 km/h a tratti intorno ai 25 km/h dove mi sembra di volare… e cosi’ km dopo km arrivo in fondo al mio percorso; trovo la macchina senza nemmeno doverla cercare con il localizzatore di posizione quindi non sono messo nemmeno tanto male in fondo…

KM fatti 165 ca., D+ 1634mt, 8h00’ in sella, tempo totale 10h30’

Appoggio la bicicletta ad una cancellata, mi siedo a fianco e… sorrido, stanco ma felice.

Percorso “epurato” dei fuori traccia

Di seguito la Collections Komoot in cui è possibile vedere l’intero percorso pedalato sui 3 giorni: clickando sulla singola traccia si apre una finestra con i dettagli. Clickando invece su “Gravel Club” o sul logo Komoot si apre direttamente tutta la Collections su Komoot. Clickando invece sulle figurine rosse si apre la pagina Komoot degli Highlight del Tour.

Album Tour of the Alps – 3 Days – Bikepacking Light

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5 commenti

  1. Ciao Igor.
    Scarica pure le tracce che trovi qui nel racconto (quelle che rimandano al link su GPSies).
    Sono stati eliminati dei giri “avanti-indoetro” per la ricerca degli alberghi, ad esempio.

  2. ciao le tracce da scaricare sono effetivamente quelle che hai pedalato o quelle che hai tracciato inizialmente…vivo in valcamonica e questo giro lo devo fare costi quel che costi

  3. Gran bel giro, complimenti!

  4. Bravissimo. è molto appassionante e coinvolgente. Spirito Gravel come i cow boy.

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