Il Passo dello Stelvio… quanti ciclisti nella loro vita non hanno (o hanno avuto) il desiderio di scalare il Passo dello Stelvio per poterlo mettere nella bacheca dei ricordi, trofei, fotografie?
Sul Passo dello Stelvio si puo’ arrivare dal versante di Bormio, dal versante di Santa Maria (Svizzera) e dal versante di Prato allo Stelvio, forse il piu’ famoso ed iconico, con i suoi 48 tornanti che nella parte finale si attorcigliano e contorcono su loro stessi, quasi come molti dei ciclisti che spesso percorrono quella strada… la fatica data dalla lunghezza della salita (24 km), unita alla sua costante pendenza ed alla quota (il Passo e’ a 2758 metri slm) sono fattori che creano un mix perfetto per mandare in crisi negli ultimi chilometri anche il piu’ allenato dei grimpeur.
Per un ciclista che scala lo Stelvio con la classica bicidacorsa l’obiettivo e’ conquistare il Passo, cosa non indifferente e sicuramente di grande soddisfazione, che abbiamo gia’ fatto piu’ volte negli anni passati dal versante “classico”, concludendo poi il nostro percorso scendendo in Svizzera (Santa Maria) e rientrando a Prato allo Stelvio.
La nostra idea di questo itinerario era quindi legata piu’ che altro a cosa si potesse fare DOPO aver scalato lo Stelvio (sempre da Prato allo Stelvio) e la nostra voglia di ritornare ai Laghi di Cancano (tutto sommato vicini) e di vedere qualcosa di nuovo ci ha spinti a costruire un itinerario, sempre ad anello, che ci portasse offroad a toccare proprio quei punti che avevamo in mente.
La salita al Passo dello Stelvio da Prato non ha molte possibili varianti (ci sono sentieri percorribili in MTB ma in pratica solo in discesa ed alcuni di questi sono vietati proprio alle biciclette) quindi per “scaldare la gamba” la salita classica su asfalto e’ l’unica via possibile (e comunque anche se gia’ pedalata molte altre volte ha sempre il suo perche’) e di fatto gran parte del dislivello positivo dell’escursione si percorre proprio salendo al Passo dello Stelvio (non tragga in inganno il fatto che quantitativamente sia in percentuale il 65% del dislivello di giornata poiche’ il restante 35%, offroad, e’ parimenti impegnativo, se non di piu’).
La vera “avventura” per noi inizia proprio in cima al Passo dello Stelvio.
Dopo una breve sosta al Passo scaliamo letteralmente (a spinta) i pochi metri che ci separano dal Rifugio Garibaldi (per chi fosse anche vagamente pratico e’ quello che, salendo da Prato, si vede sulla destra, appena sopra il Passo) ed arrivati al rifugio possiamo godere di una vista che, seppur piu’ in alto di poche decine di metri, e’ completamente diversa da quella che si gode dal Passo.
Dal Rifugio Garibaldi scendiamo quindi verso il Passo Umbrail (il passo che, di fatto, collega Italia e Svizzera, salendo da Bormio/scendendo dal Passo dello Stelvio in direzione Santa Maria e viceversa) percorrendo un fuori programma intuito nell’immediato prepartenza della nostra escursione con una rapida “ripassata” al percorso… come aveva fatto a sfuggirci prima?!?
La discesa verso la IV Cantoniera (ad oggi adibita a Caserma della GdF sul confine italo-svizzero) e’ decisamente un percorso che ai “puristi” del Gravel (strade bianche, sterrati compatti e capezzagne) farebbe storcere il naso… infatti siamo su un singletrack che inizialmente scende con pendenza non troppo accentuata (seppur con qualche roccia da evitare sul sentiero) per poi trasformarsi in una serpentina di stretti tornanti che ci costringe a “guidare” con molta attenzione anche la discesa (non serve fare dei “nose press” ma bisogna sicuramente impostare bene i tornati e restare molto concentrati). Una discesa come questa sarebbe un delitto percorrerla tutta d’un fiato senza fare qualche sosta per delle fotografie perche’ i panorami ed il contesto sono veramente unici.
Terminati i tornanti il sentiero si fa piu’ facile ed in pochi metri siamo all’Umbrail; attraversiamo la strada e ritorniamo subito in offroad ad affrontare un altro ST, un altro tratto indubbiamente OFF-Gravel.
Saliamo così in circa 4 km dai 2500 mt del Passo Umbrail ai 2750 metri della Bocchetta di Forcola (al 95% pedalabili – ricordando sempre che utilizziamo rapporti molto corti – 34×40 ed abbiamo coperture generose) alternando ai tratti in salita anche alcuni tratti in falsopiano e discesa (non ingannino quindi le pendenze medie di questo tratto). Questi 4 km sono decisamente impegnativi in alcuni settori ma il panorama di cui si gode e’ veramente eccezionale dominando letteralmente tutto il tratto di strada statale che dal Passo Umbrail scende verso Bormio e, fermandosi anche qui numerose volte per fare fotografie, basta girarsi un attimo per trovarsi di fronte il Passo dello Stelvio e la discesa appena fatta (non senza qualche sensazione di stupore per essere “scesi da li'”).
Arrivati alla Bocchetta di Forcola (spingendo per gli ultimi 100 metri scarsi proprio prima della Bocchetta) si apre il panorama sulla Val Forcola e sulle montagne circostanti, decisamente “interessanti”. Di fronte a noi il sentiero, più largo, procede verso i resti di strutture militari ormai abbandonate (resti della I Guerra Mondiale) e, tenendo sempre la destra iniziamo a scendere sempre su sentiero che, nonostante sia piu’ largo in molti punti rispetto ai precedenti, non e’ poi cosi’ scorrevole e lineare presentando rocce e spaccature a cui prestare molta attenzione. Scendiamo così per qualche chilometro attraversando molte frane che ci costringono, seppur per pochi metri ogni volta, a scendere dalla bicicletta e spingere non essendo percorribili in sella (questo tratto è di circa 5 km) per poi entrare su una bella e larga strada forestale che in 4 km circa ci porta ai Laghi di Cancano passando per la Chiesa di Solena.
I Laghi di Cancano sono (finalmente qualcuno dira’) percorribili con facilita’ con una Gravel (attenzione ad un paio di punti in cui anche qui a causa di frane si e’ costretti a scendere dalla bicicletta, sul lato nord dei laghi) e sono una vera delizia per gli occhi. Situati a quasi 2000 mt di quota, incastonati tra le montagne dell’Alta Valtellina sono 2 bacini artificiali che attraggono migliaia di turisti ogni anno e sono “facilmente” raggiungibili anche da Bormio percorrendo la strada asfaltata che porta prima alle Torri di Fraele e poi al Lago delle Scale (oppure… ma questa è un’altra storia).
Tornando a noi… percorriamo tutta la sponda nord del Lago di Cancano II e poi del Lago di San Giacomo per poi tenere la destra e prendere la “strada” per la Val Mora.
La “strada” per la Val Mora inizia in effetti molto larga e piacevole da pedalare per poi stringersi sempre di piu’ in mezzo al bosco di pino mugo e a diventare un sentiero, sempre bello e pedalabile e tecnicamente facile. Ad un certo punto il sentiero esce dal bosco e rimane in costa al pendio sovrastante il torrente che scorre alla nostra sinistra; il sentiero e’ facile e tecnicamente non impegnativo ma e’ necessario prestare attenzione anche in questo caso perche’ essendo scavato in molti punti su terreno franato risulta “scivoloso” per la presenza di piccolissimi detriti di ghiaia.
Superato il ponte di legno che ci porta sull’altro lato del torrente dopo pochi metri il sentiero si apre letteralmente diventando una bella e larga strada forestale in corrispondenza dell’intersezione che a sinistra porta all’Alp Mora. Noi proseguiamo invece nella Val Mora verso est percorrendola tutta e godendo di scenari incantevoli: la valle si allarga sempre di piu’ ed in pratica diventa un altopiano in mezzo alle montagne con presenza di prati erbosi e di acqua, cavalli, mucche e marmotte: un vero paradiso!!
Arrivati in fondo alla Val Mora inizia la discesa su bella e larga forestale che ci porta in pochi chilometri in Val Mustair raggiungendo prima Valchava e poi, su ciclabile, Santa Maria dove prima su una strada bassa e poi di nuovo su ciclabile (sterrata) proseguiamo fino a Glorenza, continuando fino a Spondigna… dove ci “perdiamo” (sembra impossibile ma abbiamo sbagliato strada nel punto più facile) andando a finire sulla statale e da cui, per rientrare in ciclabile, ci “concediamo” un attraversamento dei binari su un vecchio passaggio ora chiuso per tornare tra i meleti e riprendere la strada verso Lasa, da dove siamo partiti.
Per un giro come questo le raccomandazioni sono sempre quelle relative ai giri in montagna: assicuratevi di far sapere a qualcuno che percorso intendete fare se andate da soli, prestate MOLTA attenzione, montate rapporti agili (per una gravel 30×40, 30×42 possono “bastare”) e coperture generose (min 650×45 o 700×40).
Di seguito il video relativo all’escursione: